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Il futuro sarà deciso dagli indecisi -
Ci siamo. Mancano pochi giorni all'elezione più imponente dal punto di vista mediatico e pubblicitario degli ultimi anni. Centinaia e centinaia di spot elettorali, dibattiti su ogni rete, su ogni giornale, direttori di testate importanti che si lanciano in editoriali che auspicano al cambiamento, un esercito di maestri della comunicazione che cerca di convincerci che le cose vanno male, che le cose vanno bene e nessuno, nessuno ci dice come le cose si stanno realmente muovendo, come l'Italia sta inevitabilmente precipitando verso un baratro senza futuro.

Inutile soffermarsi sul brillante dibattito tra i leader delle due coalizioni, un giochino al rimpallo che non prevedeva repliche, ma le repliche ci sono state e anche molto aspre. Dipendeva dal bambino che aveva la palla in mano per secondo, mentre lo sfortunato pargoletto che lanciava la palla rischiava puntualmente di ricevere una rispostaccia. Rimangono i commenti della gente, intelligente o meno, colta o meno, che basa tutta la politica sulla simpatia del personaggio e qui l'Unione potrebbe avere qualche problema... Del resto non sono loro a mangiare i bambini? Ben diverso per la Cdl che, con un leader come il suo, maestro della tv e dell'intrattenimento, non può non prendere consensi, se poi ci si mette pure una folle campagna denigratoria contro di lui, allora il gioco è fatto e lui diventa una vittima... Forse è da tanto tempo che non cammina per Milano, perché se lo facesse si accorgerebbe di essere parte di quella congrega di carnefici che non hanno colore o partito, ma cancellano il colore dal viso di chi è diventato povero.

Questa è stata una campagna elettorale che non ha smosso voti o idee, chi sapeva è ancora convinto, chi ha voluto capire che lo cose non sono andate proprio bene lo ha fatto, e chi ancora crede nell'utopia di un mondo libero sa cosa deve fare, ma rimangono gli indecisi, quelli che non sanno se andare a votare o passare la domenica al mare (sperano nel bel tempo di primavera, sono ottimisti) invece di rendersi conto che il loro dovere è andare alle urne, non si rendono conto che così non godono di un loro fondamentale diritto e continuano ad incrementare quel velato regime di sottomissione agli stereotipi moderni: «Non pensate, godetevi il mare, i pochi soldi che vi restano, non temete il futuro».
Il futuro io lo temo e temo che non farò la scelta giusta qualunque essa sia, le forze in gioco nel mondo oggi sono troppe e gli accordi economici spesso spingono chi comanda a fare scelte «impopolari» chissà perché. Forse siamo tutti troppo «incolti» per capire le dinamiche che reggono il nostro paese o forse stiamo ancora troppo bene per "sprecare" una domenica andando a votare.
A tutti gli indecisi voglio dire di non accendere la televisione, d'ignorare ogni ulteriore teatrino che i leader metteranno in piedi e di pensare con la loro testa, leggere i programmi e poi, domenica, contribuire al futuro di un paese che sta chiedendo aiuto.


Manuel Re
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