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Il Raggio
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Per una cultura del territorio
I governi sono da sempre legati alla territorialità. Essi nascono come istituzioni pensate per amministrare un territorio. Ma in un mondo in cui una parte sempre più rilevante dell’attività economica e sociale si svolge nella rete e assume la forma di esperienza virtuale a pagamento, i governi stanno assistendo ad un drastico ridimensionamento del loro ruolo.
Lo Stato sta perdendo la propria funzione storica: molti dei suoi compiti tradizionali sono stati deregolamentati e privatizzati.
Il declino dello Stato nazione sta diventando particolarmente evidente nelle questioni che riguardano il commercio. Trattati e convenzioni internazionali, come il NAFTA e il GATT, hanno privato i governi locali del divieto di imporre limiti e vincoli all’interno dei propri confini su questioni come lo sfruttamento del lavoro e la tutela dell’ambiente, se interferiscono con l’esercizio del libero scambio.
Contemporaneamente anche le imprese vanno perdendo i loro connotati locali, avviando attività a livello globale, migrando dallo spazio geografico a quello della rete, e spezzando il proprio legame con il territorio.
Il progressivo allontanamento dello Stato e delle imprese dalle comunità locali di tutto il mondo sta creando un vuoto istituzionale sempre più ampio.
Ristabilire un rapporto profondo di scambio sociale, generare fiducia ed empatia tra i cittadini di uno stesso territorio è il presupposto per impedire che tale vuoto possa essere occupato dalle distorsioni dell’economia sommersa, del mercato nero e della cultura criminale.
Una delle espressioni più utilizzate degli ultimi anni:”Pensare globalmente, agire localmente” risulta quanto mai attuale nell’interpretare la filosofia e la missione che attende le organizzazioni del terzo settore.
La costituzione di comunità fortemente radicate sul territorio, legate al loro interno da relazioni sociali integrate e connesse le une alle altre, rappresenta l’unico rimedio contro la degenerazione cui il sistema economico andrebbe incontro se affidato soltanto alla virtualità delle reti economiche globali.
I mercati, per loro natura, sono istituzioni derivate e non possono svilupparsi indipendentemente dal contesto umano, sociale e politico da cui discendono.
Solo le istituzioni culturali di una società (parrocchie, associazioni civiche, organizzazioni solidaristiche, comitati di quartiere, circoli sportivi, organizzazioni non governative) possono creare la fiducia sociale che è il fondamento di ogni sistema economico efficiente: è la loro esistenza che rende possibile quella dei mercati.
Dunque, soprattutto in un mondo connesso, costruito sulla fragilità dell’economia globale delle reti, l’attenzione verso il territorio è più importante che mai.
E’ necessario rinsaldare le culture locali, preservandone la diversità, poiché i legami più profondi tra i cittadini non possono che formarsi e consolidarsi nello spazio geografico.
Le espressioni culturali ormai possono essere riprodotte dai mezzi di comunicazione in qualunque punto del globo, ma quanta più strada percorrono tanto più perdono la propria capacità di esprimere significati condivisi.
Isolata dal contesto territoriale, l’espressione culturale diviene l’ombra di se stessa e non riesce ad evocare quei sentimenti profondi di legame con la comunità che sono l’unica ragione percui è nata e viene replicata.
Tutte le culture reali esistono in uno spazio geografico, perché solo nel territorio si realizza quel legame intimo capace di generare fiducia sociale tra individui e veri sentimenti empatici.
Vivificare la cultura significa prestare al territorio almeno la stessa attenzione che viene destinata dalle istituzioni e dall’informazione di massa ai grandi temi nazionali, alle vicende della finanza mondiale e all’emergente economia delle reti.
 
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