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Libri: Questa storia

La vita di Ultimo Parri, tra gli inizi del Novecento e gli anni '60. Da bambino della campagna piemontese, con un innato talento per i motori, a valoroso soldato nell'inferno di Caporetto, poi piazzista di pianoforti, amante (più immaginario che reale) della bella esule russa Elizaveta, infine appassionatamente votato alla costruzione della pista automobilistica ideale ("la missione per cui era nato") compiuta la quale, scompare misteriosamente, senza lasciar tracce.

Baricco scrive molto bene e lo sa. Forse è proprio questa sua eccessiva consapevolezza e il mal celato compiacimento per la propria innegabile perizia formale che impedisce di amare veramente i suoi libri.
Anche leggendo "Questa Storia", la sensazione che rimane è il racconto sia affetto da una desolante mancanza di cuore.
Baricco ha realmente amato i suoi personaggi? O ha preso a pretesto una storia (poco avvincente) per sperimentare tecniche narrative originali?
Ognuno dei capitoli che compongono il romanzo è frutto della voce di un diverso narratore, in un diverso momento storico, con un diverso escamotage stilistico (il classico narratore onnisciente, un dialogo tra due personaggi marginali della storia, l'ossessivo flusso di pensieri del fratello autistico del protagonista, lo scandaloso diario segreto della sua amante...).
Ne risulta una sorta di coro tragico sulle (tiepide) gesta di un uomo celebrato come fuori dal comune, la cui eccezionalità è però molto decantata e ben poco dimostrata. Se durante tutto il libro non si facesse che ripetere quanto è straordinario il protagonista, il lettore se ne accorgerebbe lo stesso? Personalmente sono rimasta estranea al presunto fascino di Ultimo (gracile, di poche parole e privo di slanci, la cui unica passione risiede nel talento di immaginare linee curve nello spazio e il movimento di un mezzo meccanico lungo di esse).

Neppure per i comprimari (tutti esemplari umani poco credibili e tagliati con l'accetta) sono riuscita a provare molta simpatia.
La descrizione delle corse d'auto mi è sembrata avvincente più o meno quanto una gara di Formula Uno vista in TV; gli episodi legati alla Prima Guerra Mondiale (forse la parte migliore del libro) non aggiungono niente di nuovo a chi abbia letto "Addio alle armi" di Hemingway o visto "Salvate il soldato Ryan". Il rapporto di Ultimo con Elizaveta, infelice profuga russa, non risulta nè torbido nè commovente (come l'autore vorrebbe che fosse); la fine della storia del protagonista, come la fine del romanzo in generale, lascia un senso di incompiutezza ed insoddisfazione.
Ammirando, al di là di tutto, l'intelligente operazione pubblicitaria (e il ritorno di immagine reciproco) legati all'uscita di Baricco con la "Fandango libri", mi verrebbe da pensare (ma mai oserei dichiararlo in pubblico) che questo autore sia un po' troppo bello, bravo, furbo e socialmente vincente per essere un vero Artista.

Questa storia di Alessandro Baricco (edizioni Fandango, 2005)


Carla Felli

 
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