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Il cinema noir - parte 1

Quando si parla di cinema noir ci si riferisce sempre a quello che è uno stile particolare, ad una maniera di osservare e rappresentare il mondo. Molto spesso questo genere viene confuso con il giallo, ma se in quest'ultimo l'assassinio è il punto di partenza di una specie di gioco (chi è l'assassino?), nel noir il cadavere di una persona svela realtà molto più grandi. L'omicidio, in questo caso, diviene pretesto per osservare il mondo dalla sua angolatura più cupa e nascosta, e il cadavere, nello scorrere del tessuto narrativo, si svela lentamente come metafora della società.

Per analizzare il noir, in questa sua breve storia, bisogna risalire alla Germania degli anni '20, un paese appena uscito dalla prima guerra mondiale e colpito da una grave crisi economica. E' qui che prende sviluppo il movimento artistico dell'Espressionismo,nel quale gli artisti si distinguono nel saper dare forma, con il teatro e la pittura, a quell' angoscia e inquietudine esistenziale che serpeggiavano in un paese che aveva patito più di altri la Grande guerra e che ne era uscito profondamente umiliato dal trattato di Versailles.
Anche i registi tedeschi di questo periodo non si sottraggono ai dettami espressionisti, ma se l'artista predilige una rappresentazione della realtà, seppur tetra e angosciante, per il regista è il racconto gotico, fantastico, il mezzo per simboleggiare il lato nascosto della psiche umana. "Il gabinetto del dottor Caligari" (1919) di Robert Wiene, "Nosferatu" (1922) di Murnau e il "Il dottor Mabuse" (1922) di Fritz Lang sono solo alcuni dei grandi capolavori del cinema espressionista tedesco di questo periodo.
L'uso di un certo tipo di fotografia, i particolari contrasti tra bianco e nero, e la ricerca per le inquadrature ad effetto sono solo alcune delle caratteristiche di queste pellicole che influenzeranno fortemente lo stile e lo sviluppo del cinema noir.

Nel 1933, con l'ascesa al potere di Adolf Hitler e del partito nazista, in Germania viene otturata qualsiasi possibilità di dare sfogo alla creatività artistica e cinematografica. Molti registi tedeschi, per lo più oppositori del regime, fuggono in fretta dalla Germania e riparano verso gli Stati Uniti d'America. Saranno proprio loro uno dei fattori più importanti per lo sviluppo di questo genere, in una America, profondamente colpito dalla "grande depressione", causata da una tremenda crisi economica a seguito del crollo della borsa di Wall Street.

A Hollywood, del resto, si era già sviluppato un particolare filone cinematografico, il gangster-movie, che aveva dato alla luce film come "Piccolo cesare" (1930) di Mervyn LeRoy, "Nemico pubblico" (1931) di William Wellman e "Scarface" (1932) di Howard Hawks.
Sono tutte pellicole che si distinguono per un'analisi interna della malavita americana e per un senso di fatalità della vita, che saranno approfonditi e sviluppati dal cinema "nero".

E' con "Il mistero del falco" (1941) di John Houston che nasce l' hard-boiled o noir, film tratto da un romanzo di Dashiell Hammett, che lancia sul grande schermo un giovanissimo Humphrey Bogart nei panni del detective Sam Spada.
Spesso è proprio dai romanzi di scrittori come Hammett, o J. Cain e R. Chandler, che appartenevano alla cosiddetta "scuola californiana", che verranno tratti i primi film "neri".
Sono tutti scrittori che avevano lavorato alle pulp magazines di cui alcuni (Hammett, Chandler) giungeranno a Hollywood per scrivere sceneggiature per il cinema.

Nel 1946 Humphrey Bogart torna ad indossare i panni di un detective privato, Philip Marlowe, ne "Il grande sonno" di Howard Hawks, tratto dall'omonimo romanzo di Chandler. "Il grande sonno" è considerato una delle vette più alte del cinema noir, film che riuscirà ad influenzare a lungo le successive pellicole "nere".
Humphrey Bogart riesce a rendere al massimo la figura di Marlowe, divenuta, con il tempo, un vero e proprio archetipo cinematografico. La sua ironia dissacrante, accompagnata da quel sorriso appena accennato e beffardo, gli atteggiamenti da duro, il cappello ben calcato sulla testa con la visiera abbassata e la sigaretta sempre in bocca costruiscono un'immagine indelebile per tutti gli amanti di questo genere.
Bogart-Marlowe si muove in uno scenario di personaggi ambigui, caratterizzato da una serie di repentini colpi di scena, dai quali lui stesso viene risucchiato.

La trama è complessa e confusa (si dice che durante le riprese lo stesso Chandler, a coloro che glielo chiedevano, non fosse in grado di fornire dei chiarimenti sulla storia!), ma poco importa. E' tutto quel susseguirsi di emozioni e azioni che fanno di questo film un vero e proprio classico nel suo genere.

Sebbene il noir sia, per lo più, di matrice statunitense, trova un suo corrispettivo in un filone sviluppatosi nel Vecchio Continente, e per la precisione in Francia. Il cinema "nero" transalpino, sebbene condivida con quello americano la visione pessimista della realtà, se ne distingue nettamente per alcune scelte stilistiche.
Rifacendosi alla propria cultura letteraria realista , sono due i primi film importanti, prodotti dai francesi, in chiave noir: "Il bandito della Casbah" (1937) di Julien Duvivier e "L'angelo del male" (1938) di Jean Renoir (quest'ultimo tratto dal romanzo omonimo di E. Zola del 1890, titolo originale "La bete humaine").

Nelle pellicole "nere" francesi si esprime con maggiore forza il senso d'inquietudine esistenziale, mostrando al tempo stesso una forte tonalità per il senso tragico.

Altri film da ricordare sono "Le dermier tournant" (1939) di Pierre Chenal, (primo adattamento del romanzo "Il postino suona sempre due volte" di James Cain) e "La poison" (1951) di Sacha Guitry, singolare esempio di noir grottesco.

La Francia, quindi, si dimostra un paese capace di creare film "neri" che non hanno nulla da invidiare a quelli americani, e che, più di loro, saprà valutare e considerare sul piano della critica.


Francesco Claroni

 
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