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Cinema: The Jacket

IL MESSAGGERO -
«Pronto, sono Steven Soderbergh. Vorrei produrti un film qui a Hollywood». Dall'altro capo una risata e il telefono attaccato in faccia. Perché mai uno dei registi e produttori più potenti del mondo vorrebbe lavorare con l'inglese John Maybury, 47 anni, autore di corti sperimentali, videoclip (memorabile l'eterno primo piano di Sinead O'Connor in Nothing Compares to You ), ex collaboratore di Derek Jarman e minimamente commerciale solo nel lontano 1998 con il lungo Love is the Dead - Un ritratto di Francis Bacon , opera interessante e pretenziosa sul grande pittore gay? Domanda superficiale. Il furbo imbonitore dietro Erin Brockovich è anche il folle regista di Schizopolis . Chiarito l'equivoco telefonico, Maybury accetta la sfida e tra le sceneggiature che l'amico americano gli sottopone sceglie The Jacket , thriller paranoico su un reduce dalla prima guerra del Golfo che forse muore sul fronte nei primi minuti, forse resuscita e forse viaggia nel tempo mentre è rinchiuso in un manicomio americano per un omicidio che forse non ha commesso. Sicuramente un bel rompicapo. Il reduce ha il volto sofferente del bravissimo Adrien Brody che smette di fare il modello ridicolo e torna ad essere un grande attore. Vicino a lui una ragazza rude e molto sexy che potrebbe chiarirgli le idee sulla sua vita o morte. E' Keira Knightley, la ventenne diva britannica di Sognando Beckham e La maledizione della prima luna . L'idea di Soderbergh è chiara: dare in mano a un autore anti-hollywoodiano un soggetto politicamente incendiario, due star e vedere che succede. The Jacket tiene incollati. Non c'è dubbio. Sia per capire il destino del povero protagonista che ricorda il reduce dal Vietnam Tim Robbins di Allucinazione perversa , sia per le immagini crudeli che Maybury dedica alle torture che il nostro subisce nel manicomio, dove lo chiudono per ore in una cella modello obitorio insaccato come un salame. Da qui "la giacca" del titolo. La denuncia contro chi dimentica, e maltratta, i propri eroi di guerra è chiara. Missione compiuta caro Maybury. L'integrità di artista non è stata compromessa e grazie a Steven Soderbergh, e nonostante una brutta distribuzione in Usa, il suo talento è stato apprezzato da qualche spettatore in più rispetto al passato.

Francesco Alò

 
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