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Libri: il ritorno di Jonathan Coe e gli inediti di Andersen

LA REPUBBLICA -
Poveri quarantenni. Troppo vecchi per non darsi delle colpe di quanto accade e troppo giovani per non sentire disagio a mettere da parte la rabbia. Jonathan Coe è uno splendido quarantenne, osannato in Gran Bretagna e amato in Italia soprattutto per il suo La casa del sonno che continua a vendere grazie a un passaparola che per molti (compreso lo stesso Coe) ha del miracoloso. Ora esce Circolo chiuso (tr. it. D. Vezzoli, Feltrinelli, 16 euro), seguito naturale della Banda dei brocchi di tre anni fa. I personaggi sono gli stessi, dalla inquieta Claire Newman all'impermeabile Paul Trotter, deputato di quel New Labour che sale al potere promettendo un sogno che ben presto si trasformerà nello stesso incubo neoliberista thatcheriano. Coe racconta il suo paese di questi tempi, la delusione per Blair, l'intervento in Iraq, l'angoscia post 11 settembre, la fine del welfare, la dignità del lavoro travolta dai nuovi paradigmi imposti dalla globalizzazione attraverso gli occhi dei liceali ormai cresciuti del libro precedente. Dopo le lotte perdute degli anni Ottanta, Coe ora passa attraverso nuovi tipi di dolore sociale, ma trova sempre il modo di far brillare di una luce nascosta i suoi combattenti. Quelli che non stanno dalla parte di chi dismette fabbriche e licenzia persone, quelli che si rialzano da matrimoni falliti, che vanno avanti. E che chiedono semplicemente il lusso di poter sbagliare.


Duecento anni fa nasceva a Odense, in Danimarca, Hans Christian Andersen. Era figlio di un calzolaio. Una storia che inizia con un ragazzo povero come spesso iniziano quelle che poi sarebbero diventate le fiabe più belle del mondo. In questo anno che celebra lo scrittore, ecco tre inediti. Il primo è Peer il fortunato (tr. it. J. M. Ferrer, Iperborea, 9,50), una lunga favola autobiografica. Un bambino povero scopre di avere talento per il teatro, il ballo e poi il canto e incomincia a sognare di vivere per questo. Come nella favola di Aladino e il genio i suoi sogni si avvereranno anche se non si può rivelare il finale che a questo coronamento si accompagna.


Il secondo è un libro molto più tormentato che alcuni definiscono per adulti, come se le fiabe fossero solo per bambini. Si intitola Solo un violinista (tr. it. L. Angelini, Fazi, 16,50). E' un romanzo combattuto, la storia d'amore tra due bambini che, separati nell'infanzia, continuano a cercarsi per tutta la vita. Ma questa ricerca è molto di più, è la stessa ricerca che si trova in Peer il fortunato e nascosta in favole come il brutto anatroccolo. E' una ricerca così sincera che un altro grande danese si occupò (non senza criticarlo) del libro: Soren Kierkegaard, filosofo precursore dell'esistenzialismo che su tormenti spirtuali e scacchi subìti dall'assoluto fondò una dialettica.


Il terzo è un libro di viaggi in Italia. Si intitola Il bazar di un poeta (tr. it. M. Rinaldi, Robin, 12). Solo un passaggio dopo la visita alla chiesa di Trinità dei Monti a Roma e di fronte al coro delle monache di clausura: "Ma quale sarà la via migliore da seguire? Vivere soli con se stessi e con Dio all'ombra del cipresso nero del cortile del convento, oppure ascoltare il consiglio dei mobili uccelli che volano sempre a coppie sui monti e sulle valli, ai quali però il cacciatore tende le sue reti e contro i quali assesta la sua mira?"

Dario Olivero

 
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