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2006: gli italiani sperano nella ripresa

Secondo un sondaggio Demos-Eurisko realizzato per Repubblica, a fronte di un giudizio ampiamente negativo sull'anno che ci lasciamo alle spalle, gli italiani avrebbero ricominciato a sperare in un miglioramento della situazione del Paese per i prossimi dodici mesi.
Il sondaggio è stato condotto su un campione di 1000 persone, contattate telefonicamente, rappresentative della popolazione italiana e di età superiore ai 18 anni.
Secondo i dati raccolti, tra gli intervistati più di sette persone su dieci (71%) avrebbero evidenziato un peggioramento delle condizioni economiche, in modo particolare le valutazioni più critiche avrebbero riguardato il costo della vita (90%) e la possibilità di risparmiare (82%).
La maggioranza degli italiani poi, secondo il sondaggio, ritiene che siano peggiorati i problemi legati all'immigrazione clandestina (70%), alle opportunità di lavoro (59%), alla politica in generale (55%) e alla pressione fiscale (53%).

Tuttavia, nonostante i molti giudizi critici espressi dagli italiani, su molte delle "voci" prese in esame dal sondaggio, le previsioni positive per il futuro superano (seppur di poco) quelle negative, segnando un'inversione di tendenza rispetto allo scorso anno.
Infatti, dopo aver toccato nel 2005 i propri valori minimi, gli indici di ottimismo (ricavati come differenza tra la percentuale delle persone che prevedono un miglioramento e quelle di chi, al contrario paventa un ulteriore aggravamento) sono tornati a salire.
In particolare si registra una variazione da –18 a +3 per quanto riguarda l'economia italiana, da –17 a +3 per l'occupazione da –2 a +4, in relazione al reddito personale. Anche le previsioni sulla politica italiana, pur rimanendo negative, risalgono da –18 a –4 e perfino nei settori in cui si addensano maggiormente le preoccupazioni del campione selezionato, come l'inflazione e il risparmio, gli indici di ottimismo guadagnano circa 13 punti rispetto all'anno precedente.

Le opinioni espresse dagli intervistati del resto non sembrano sottrarsi ai condizionamenti dell'orientamento politico e delle previsioni sull'esito delle imminenti elezioni politiche.
Più di una persona su due pronostica al riguardo una vittoria del centrosinistra, al contrario, meno di tre su dieci ritiene probabile una conferma della Cdl e dell'attuale Presidente del Consiglio. Accade dunque che la crescita di ottimismo, pur riguardando tutti i settori della popolazione, si registri maggiormente nell'elettorato dell'Unione, mentre, fino allo scorso anno, erano gli elettori del centrodestra a delineare scenari meno sfavorevoli.
A titolo di esempio si può ricordare come l'indice di ottimismo economico sia passato tra i sostenitori del centrosinistra da –37 a +8, mentre è cresciuto da +18 a +24 sull'altro versante politico.
Ancora più significativo in questo senso il trend riferito alla situazione politica in generale, che registra una crescita da –26 a +13 per gli elettori di centrosinistra, mentre si riduce da +14 a –1 tra quelli dell'attuale maggioranza.

Al di là di dati, sondaggi e cifre astratte, c'è da augurarsi che il nuovo anno possa davvero segnare per l'Italia un'inversione di tendenza in molti settori, a cominciare da quello economico.
Pochi giorni fa la nuova edizione dell'Index of economic freedom elaborato, ogni anno dalla Heritage foundation e dal Wall Street Journal, vedeva il nostro Paese passare dalla ventitreesima posizione del 2004 alla quarantaduesima, preceduto dalla Polonia e seguito da Trinidad, in tema di libertà economica.
L'indice, alla sua dodicesima edizione, assegna un punteggio da uno (il massimo) a cinque (il minimo) per ciascun paese, considerando variabili come: le tariffe doganali, il peso fiscale, l'intervento del governo nell'economia, la regolazione dei mercati, il tasso di liberalizzazione del settore bancario, del mercato del lavoro e dei diritti di proprietà.
L'indice dell'Italia è peggiorato dal 2,28 del 2004 al 2,50 e il rapporto sul nostro Paese evidenzia come "l'imponente deficit pensionistico, le rigidità del mercato del lavoro e il peso della burocrazia rimangono problemi irrisolti, mentre i tagli fiscali a conti fatti sono stati minuscoli".
Purtroppo al di là delle opinioni restano i fatti e questi richiedono che si metta mano al più presto ad una nuova politica economica, di crescita e sviluppo, per evitare che le aspettative dei cittadini restino una volta ancora disattese.


La Redazione

 
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