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Il vice presidente e le torture: non cominciò ad Abu Ghraib

In un raro momento di onestà, il "Washington Post" ha dedicato il primo commento dell'edizione del 26 ottobre al vice presidente Dick Cheney. Sotto il titolo: "Vice President for Torture" si legge che "Il vice presidente Cheney persegue aggressivamente un'iniziativa che forse non ha precedenti per un politico eletto nell'esecutivo: propone che il Congresso legalizzi l'abuso dei diritti umani da parte degli americani. Il trattamento crudele, disumano e degradante dei prigionieri è bandito da un trattato internazionale negoziato dall'Amministrazione Reagan e ratificato dagli Stati Uniti. Ogni anno il dipartimento di Stato rilascia un rapporto che critica quei governi che lo violano. Adesso Mr. Cheney chiede al Congresso di approvare una formula legale che consenta alla CIA di perpetrare tali abusi contro prigionieri stranieri che detiene all'estero. In altre parole, il vice presidente è diventato un aperto fautore della tortura".
L'articolo aggiunge che "il vice presidente è stato il primo mobile dietro la decisione dell'amministrazione Bush di violare le convenzioni di Ginevra e la Convenzione dell'ONU Contro la Tortura e di rompere con la condotta tenuta in passato dai militari USA. Queste decisioni al vertice hanno condotto a centinaia di casi documentati di abuso, tortura ed omicidio in Iraq e Afghanistan. Il consigliere legale di Mr. Cheney, David S. Addington, è, a quanto si dice, uno dei principali autori dei promemoria giuridici che giustificano la tortura di persone sospette".

Due giorni dopo, il 28 ottobre, Cheney ha nominato Addington a dirigere il suo staff, in sostituzione del dimissionario Libby. Il personaggio è dei più torvi: già nell'ottobre 2004, Dana Milbank del "Washington Post" scrisse sul suo conto: "Persino in una Casa Bianca famosa per la filosofia conservatrice, Addington è noto come un ideologo che propone una filosofia oscura chiamata ‘esecutivo unitario', che promuove un presidente con poteri straordinari". La sostanza della teoria si riscontra nei "memorandum sulle torture", che Addington ha scritto personalmente o ha influenzato, dove si afferma che né il Congresso né i tribunali "possono legare le mani al presidente" che è impegnato nella guerra al terrorismo (Addington avrebbe sostenuto la stessa cosa negli anni Ottanta, quando avrebbe affermato che il Congresso non può legare le mani al Presidente proibendo gli aiuti ai Contras in Nicaragua).
Un déjà vu per gli storici: nella sostanza, si tratta della stessa filosofia legale di Carl Schmitt, il "giurista della corona" del Terzo Reich, secondo il quale il Führer, nel momento di crisi, crea la legge ed è lui stesso la legge. Schmitt sostenne che il Fürher non è sottoposto alla legge o alla giustizia, ma la sua azione è "l'apice della giustizia".

In un ampio e documentato articolo-dossier, il giornalista del settimanale di area democratica "Executive Intelligence Review" Jeff Steinberg spiega che quelle di Cheney non sono le mosse disperate di qualcuno che si sente politicamente sotto scacco, ma sono la continuazione di una vecchia politica.
Steinberg ripercorre una vicenda che potrebbe diventare argomento di un colossal cinematografico.
Almeno dal 1975 Cheney è al centro di una operazione nei servizi americani volta ad insabbiare, anche con diverse "eliminazioni eccellenti", la pratica della tortura.
La vicenda iniziò nel 1953, quando "fu suicidato" Frank Olson, chimico e agente della CIA che aveva lavorato agli esperimenti per il "siero della verità", e altre tecniche di condizionamento del cervello, per la guerra fredda e la guerra di Corea.
Olson era entrato in una profonda crisi personale dopo una serie di viaggi in Europa, dove poté assistere all'applicazione pratica degli studi ai quali contribuiva. I progetti in questione erano quello molto famoso MKULTRA, per l'uso di LSD, e poi Bluebird e Artichoke. Alcuni di questi esperimenti furono condotti su ex criminali nazisti e su agenti russi. Agli esperimenti della CIA vicino a Oberursel ("Camp King") in Germania avrebbe partecipato, in qualità di "consulente" il prof. Kurt Blome, ex gerarca medico del regime nazista, famoso per i suoi "esperimenti" nei campi di concentramento, soprattutto a Dachau. Doveva essere impiccato a Norimberga, ma fu rilevato da elementi dei servizi segreti dei fratelli Dulles per la "Operation DustBin" sulle tecniche "innovative" di interrogatorio.
L'11 luglio 1975 Dick Cheney, nella veste di vice capo dello staff della Casa Bianca di Gerald Ford, preparò un promemoria per Donald Rumsfeld, che allora era il capo dello Staff. "Caso Olson/suicidio nella CIA", è il titolo del promemoria redatto dopo la conferenza stampa tenuta il giorno prima dai familiari di Olson che, a seguito di varie vicende, tra cui l'ottenimento di alcuni documenti ufficiali in cui si diceva chiaro e tondo che alla vittima erano stati somministrati psicofarmaci fortissimi, chiedeva di sapere la verità sul decesso del loro congiunto.
Nel memoradum Cheney scrisse: "A questo punto non abbiamo informazioni sufficienti per accertare con sicurezza i fatti di quell'incidente. Inoltre occorre risolvere gravi questioni legali che riguardano le responsabilità del governo, la possibilità di compensi aggiuntivi, e l'eventualità che si debbano rendere note informazioni segretissime di sicurezza nazionale qualora si tenga un processo per la richiesta privata di concedere un compenso aggiuntivo alla famiglia".
A questa valutazione Cheney allegò una sua ricostruzione della vicenda, mirante ad insabbiare le vere circostanze dell'eliminazione della vittima. Cheney consigliava inoltre a Ford di fare le scuse di circostanza alla famiglia. A questo fecero seguito altri memoranda sullo stesso tono: non si possono mettere i panni sporchi in pubblico. Questo, si tenga presente, avveniva quando non si erano spenti gli echi di un altro insabbiamento eccellente, quello del Watergate. E in effetti c'era chi non stava al gioco, come l'allora direttore della CIA William Colby, che fornì una sua documentazione alla famiglia Olson.

Il 29 ottobre 1975 Colby scrisse al presidente Ford per manifestare il proprio disappunto di fronte all'atteggiamento del Dipartimento di Giustizia che voleva evitare un accomodamento con la famiglia Olson, perché riteneva che il governo potesse spuntarla facilmente in sede di giudizio. "Non sarebbe nell'interesse della nazione né in quello della famiglia Olson. Ritengo sulla mia coscienza che le circostanze del caso esigano una risposta equa da parte del governo", e proponeva che si pagasse un compenso con una speciale approvazione del Congresso.
Due giorni dopo Bill Colby fu licenziato dal vertice della CIA, nel famoso "massacro di Halloween", e sostituito da George H.W. Bush. Don Rumsfeld fu promosso Segretario alla Difesa e il suo protetto Dick Cheney diventò capo di gabinetto, posizione da cui continuò a proteggere "l'armadio" in cui era nascosto, tra gli altri, lo scheletro di Olson.


Paolo Raimondi
Presidente del Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà

 
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