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Francia: l'origine della violenza

Continua in Francia la rivolta delle periferie. Domenica nella notte sono state bruciate 271 vetture e sono stati effettuati 112 arresti in tutto il paese.
Per fronteggiare la violenza metropolitana il governo ha deciso di prorogare lo stato di emergenza. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che prolunga di tre mesi l'applicazione delle misure antiviolenza.

Più precisamente il portavoce dell'esecutivo di centrodestra, Jean-Francois Cope, ha dichiarato all'emittente "Europe 1" che sarà inviato all'Assemblea nazionale, per l'approvazione, un decreto ad hoc per prorogare la scadenza del 21 novembre dei poteri speciali introdotti l'8 novembre dal primo ministro, Dominique de Villepin.
Un via libera che non dovrebbe incontrare ostacoli: i conservatori hanno un'ampia maggioranza in Parlamento. Non è invece chiaro come voterà l'opposizione socialista, sebbene la stessa sinistra negli anni Ottanta, quando era al governo, fece ricorso a poteri speciali previsti da una legge del 1955. Molti amministratori locali - sindaci e prefetti - cui è demandata la facoltà di attivare le misure anti-sommossa, si sono astenuti dal farvi ricorso, giudicandole eccessive e potenzialmente controproducenti.

Dal Palazzo alle strade, dove ci sono stati nuovi atti di violenza urbana. Tuttavia il fenomeno diventa sempre più contenuto. Se il bilancio della 18esima notte consecutiva di tensione, aggiornato alle 4 del mattino, parla di 271 vetture date alle fiamme e 112 persone fermate dalla forze dell'ordine, nella notte tra sabato e domenica le auto date alle fiamme erano state, alla stessa ora, 315 e 161 le persone sottoposte a fermo giudiziario.
A Lione, nella serata di ieri, una quindicina di vetture sono state incendiate nei dintorni della città. Sempre a Lione, una scuola materna è stata data alle fiamme e un'altra è stata attaccata con una vettura usata come ariete. Altri incidenti sono stati segnalati a Tolosa e Strasburgo. Segnali di calma arrivano invece dal centro di Parigi, dove non ci sono stati incidenti. E' comunque aumentato il numero dei poliziotti feriti: cinque. Due, in particolare, sono rimasti coinvolti in un'esplosione causata da una bombola di gas abbandonata in una discarica. I due agenti sono ora ricoverati in osservazione in un ospedale di Grenoble.

Ma quali sono le origini di tanta violenza? E' possibile spiegare un simile fenomeno ricorrendo solo alle difficoltà dell'integrazione razziale in una società multiculturale come quella francese?
In una recente intervista lo storico Jacques Le Goff ha fornito un'interpretazione più sottile, che se da un lato non sottovaluta il ruolo svolto dal governo francese e dalle forze dell'ordine nel gestire la crisi, dall'altro apre uno scenario molto più ampio e inquietante.
Secondo Le Goff il disagio sociale esploso in Francia negli ultimi giorni deriverebbe da "una situazione latente, che cova sotto le ceneri da diversi anni. Perché è esplosa proprio adesso?" ha aggiunto Le Goff "per via delle drammatiche condizioni economiche, sociali e culturali in cui si trovano questi giovani che non sono minimamente integrati e che non hanno avvenire".
Proseguendo la sua analisi il celebre storico ha evidenziato come "l'ostilità dei giovani è rivolta anzitutto contro la polizia, poi contro il governo, infine contro l'insieme della società. È per questo che, sia pure in modo inconsapevole, scatenano il loro odio contro uno dei simboli del successo nella nostra società: l'automobile. L'atto simbolico della rivolta è incendiare le macchine".

Che sia condivisibile o meno l'ipotesi avanzata da Le Goff merita di essere tenuta nella giusta considerazione. Se si rivelasse corretta sarebbe difficile immaginarla circoscritta soltanto alla realtà francese e ci troveremmo tutti a dover ripensare l'idea che avevamo della ricca civiltà occidentale, confrontandoci con un modello economico e sociale assai più complesso e difficile da conciliare con le esigenze di una società che sappia garantire benessere, libertà e sicurezza ai propri cittadini.


La Redazione

 
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