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Prodi-Ahmadinejad, gli Usa approvano 23/09/2006

LA STAMPA -
New York. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Steven Hadley, ha ricevuto alla Casa Bianca il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Stefano Sannino, per esaminare il caso-Iran e gettare le basi di un incontro fra George W. Bush e Romano Prodi. L'amministrazione Usa era stata informata dell'incontro avvenuto mercoledì al Palazzo di Vetro fra Prodi ed il presidente iraniano, Mahmud Amadinejad, e la visita di Sannino da Hadley è servita per esaminarne assieme i contenuti. Il giorno precedente lo stesso consigliere diplomatico di Prodi aveva incontrato in una colazione a Villa Firenze, residenza dell'ambasciatore a Washinton Gianni Castellaneta, tre degli uomini di punta del Dipartimento di Stato su Medio Oriente ed Europa: Eliott Abrams, Kurt Volker e Mattew Bryza. A Villa Firenze come alla Casa Bianca il piatto forte è stato il negoziato con l'Iran sul nucleare. Dagli ambienti dell'amministrazione trapela un giudizio di apertura su un ruolo italiano nella partita con Ahmadinejad. Fred Jones, portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, lo spiega con prudenza diplomatica: «L'Italia è un alleato solido, Prodi un premier alleato ed è libero di incontrare chiunque». Il sottosegretario Dan Fried, ha aggiunto: «Siamo sicuri che Romano Prodi ha consegnato ad Ahmadinejad il giusto messaggio. L'interrogativo è se l'Iran lo ha ascoltato». A confermare il tacito via libera ad un impegno di Roma sul dossier iraniano è stata la cena ministeriale di martedì sera a New York, durante la quale il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha spiegato il sostegno ad un approccio negoziale «multilaterale», «basato sulla legalità internazionale» e che solleva un problema di credibilità dell'Onu in quanto l'Iran è chiamato a rispettare la risoluzione 1696 che imponeva la sospensione del programma di arricchimento dell'uranio entro il 31 agosto.

I colloqui fra D'Alema e il Segretario di Stato Condoleezza Rice e la successiva visita di Sannino da Hadley hanno dato all'amministrazione Bush l'impressione che l'Italia sia in sintonia con l'approccio delle sei potenze (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Cina e Francia più la Germania) che dal 2003 puntano a far sospendere il nucleare iraniano. A suggellare questa impressione sono state le frasi di D'Alema sulla necessità che l'Iran decida in «settimane, non mesi» sulla sospensione richiesta dall'Onu ovvero la condivisone del mandato all'Alto Rappresentante europeo, Javier Solana, di tentare un compromesso in extremis con Teheran in tempi ravvicinati. Se Solana dovesse fallire e l'Iran continuerà a rifiutare il pacchetto di incentivi offertogli dalle sei potenze «si tornerà al Consiglio di Sicurezza» come ha detto il capo della Farnesina, ripetendo la stessa formulazione a cui l'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, John Bolton, affida la minaccia delle sanzioni. «Eventuali decisioni del Consiglio di Sicurezza non ci lascerebbero indifferenti» ha aggiunto D'Alema. L'apertura italiana a sanzioni Onu all'Iran è il terzo momento di intesa con gli Usa - dopo il ritiro dall'Iraq coordinato con gli alleati e l'invio di truppe in Libano - e agli occhi di Washington fa passare in secondo piano la divergenza nella lettura del Medio Oriente: per Prodi e D'Alema la crisi centrale è quella israelo-palestinese mentre per Bush è l'offensiva jihadista di Al Qaeda.

Ma lo scenario delle sanzioni comporta delle incognite per la convergenza fra Washington e Roma perché se non fosse possibile un'intesa al Consiglio di Sicurezza - per il veto di Russia o Cina - gli Usa proporranno a Ue e Giappone di concordare un pacchetto di misure diplomatiche, economiche e finanziarie per dare vita ad una «Coalition of the Willings» (Coalizione dei volenterosi) mentre D'Alema nelle ultime 48 ore ha più volte ripetuto di essere contrario al metodo della coalizioni ad hoc guidate dagli Usa.

La sintonia Usa-Italia sull'Iran non si è concretizzata in un annuncio formale dell'inclusione del nostro Paese nel gruppo delle sei potenze per via delle perplessità di alcuni Paesi europei - secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche - a cominciare dalla Germania che vede nella propria presenza a fianco dei membri permanenti un biglietto di entrata nel Consiglio di Sicurezza. Washington tuttavia è favorevole alla presenza dell'Italia in un gruppo di sette potenze per esaminare il dossier Iran nella cornice più ampia. «Abbiamo visto riconosciuto il nostro ruolo sulla scena internazionale - ha detto D'Alema - siamo in tutti i luoghi dove si decide e si studiano le soluzioni». Nell'incontro Hadley-Sannino alla Casa Bianca, si apprende da fonti diplomatiche, si è discussa l'ipotesi di un incontro Prodi-Bush alla Casa Bianca anche se non è escluso che possa essere il presidente Usa a recarsi prima a Roma per un'udienza da Benedetto XVI.

Maurizio Molinari
Sabato, 23 settembre 2006

 
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