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Il Raggio
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Il Colosseo illuminato di verde in segno di protesta contro la pena di morte - Venerdì 2 dicembre alle 2,15 (8,15 ora italiana) negli stati Uniti è stato giustiziato, con un'iniezione letale, il millesimo condannato a morte da quando, nel 1976, è stata reintrodotta la barbarie della pena capitale.
Il condannato si chiamava Kenneth Lee Boyd, si era costituito ed era stato giudicato colpevole per l'omicidio dell'ex moglie e del suocero, prima del fatto non aveva precedenti penali. Detenuto presso il carcere di Raleigh, nel North Carolina, Boyd era un veterano del Vietnam e soffriva di blackout della memoria e di altri disturbi psichici dovuti all'abuso di alcolici e alle conseguenze della permanenza in zone di guerra. I suoi legali hanno sostenuto che sarebbe stato portato a commettere i crimini a causa delle sue passate esperienze in Vietnam, quando come conducente di mezzi corazzati era costantemente esposto al tiro dei cecchini.
Le molte manifestazioni negli Stati Uniti e nel mondo non sono valse ad ottenere la concessione della grazia. Una veglia più numerosa del consueto ha accompagnano, a Raleigh, la capitale dello Stato, il trascorrere delle ultime ore prima dell'esecuzione. Oltre 200 manifestanti hanno organizzato un sit-in di protesta mettendosi in ginocchio davanti alla porta della prigione. Anche a Roma la sezione italiana di Amnesty International ha organizzato una manifestazione di protesta presso l'Ambasciata americana.
In una dichiarazione, Mike Easley, il governatore della North Carolina, ha detto di avere rivisto fatti e circostanze dei crimini di Boyd e della condanna e di non avere trovato ragioni stringenti per accordare la grazia. Poche ore prima, in rapida successione una corte d'appello federale e la Corte Suprema degli Stati Uniti avevano respinto una richiesta dei legali di Boyd di sospendere l'esecuzione.
Easley nei suoi cinque anni come governatore, ha concesso la grazia solo due volte, mentre sono 22 i condannati a morte che sono stati giustiziati.
"La storia di queste 1000 esecuzioni è piena di errori giudiziari, discriminazione da parte delle giurie, processi, dubbi, minorenni al momento del reato e minorati mentali messi a morte. Uno su nove dei 1000 condannati a morte aveva rinunciato a presentare appello contro l'esecuzione, anche per sfiducia nei confronti del sistema giudiziario statunitense" – ha dichiarato Fosca Nomis, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International.
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